Michael Walzer per BobbioLa città di Torino ha scelto di ricordare il "suo" filosofo attraverso lo studio e l’approfondimento di temi che sono stati al centro delle suo riflessioni. Le lezioni Norberto Bobbio, sponsorizzate da un’ampia gamma di associazioni culturali torinesi (Gobetti, Agnelli, Einaudi, Firpo, Gramsci, Rosselli, Salvemini, Antonicelli, Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della società contemporanea, Reset, Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza) hanno avuto inizio il 31 maggio in un Teatro Regio stracolmo (è raro un pubblico così per un professore universitario e, soprattutto negli USA di oggi, nell’ambito della sinistra - ha osservato con una nota di malinconica autoironia l’oratore Michael Walzer.) Esse proseguiranno nell’autunno con altre sei lezioni di personalità altrettanto autorevoli sui grandi temi del nostro tempo (vedi tabella qui accanto). Se Bobbio è un riferimento obbligato per la sinistra italiana, l’autore di Esodo e rivoluzione non può esserlo di meno per quella ebraica. La presenza del politologo americano per la lezione iniziale ha raddoppiato perciò quel senso di appartenenza, quell’impressione di trovarsi, culturalmente e ideologicamente, a casa propria, che già erano garantiti dal ricordo del filosofo torinese. Se il titolo della lezione di Walzer - I diritti dell’uomo - suonava abbastanza neutro, il sottotitolo - Oltre l’intervento umanitario: i diritti umani nella società globale - prometteva di mettere il dito nella piaga dell’attualità. Invece il discorso si è sviluppato su un piano più teorico; senza la pretesa di sintetizzarlo in modo esauriente, vorrei sottolineare un paio di punti in cui il professore di Princeton si discosta sensibilmente da argomentazioni diffuse nella sinistra italiana di oggi. Non basta, ha detto Walzer, dichiarare che tutti gli esseri umani sono portatori di diritti; perché il diritto di qualcuno implica sempre il dovere di qualcun altro. Così, anche solo a volersi limitare ad una lista minimale (non essere vittime di stermini di massa, non essere ridotti in schiavitù, non morire di fame), è evidente che il mondo di oggi è ben lungi dal garantire questi diritti a tutti. È un compito che spetta ai singoli stati (e quindi occorre aggiungere alla lista il diritto per tutti di averne uno), ma chi può garantire i cittadini quando sono i loro stessi stati a perseguitarli, ucciderli, ridurli in schiavitù? Oggi non esiste un organismo internazionale con la sufficiente autorità per rompere quello che Walzer citando Norman Geras definisce il contratto di mutua indifferenza tra gli stati, e non possiamo fingere che ci sia. Ecco dunque giustificato teoricamente, ma come estrema risorsa, e dopo aver sperimentato ogni possibile altra via, l’intervento umanitario. Anche se Walzer si è affrettato a chiarire che la guerra in Irak non si può definire intervento umanitario, mi pare si possa rilevare comunque uno scarto rispetto al principio della pace senza se e senza ma, di cui il politologo americano ha denunciato l’ipocrisia. Interessante è anche il suo rifiuto di accettare l’argomento per cui alcune culture sarebbero contrarie a certi diritti; per lui si tratta di un problema di traduzione: in tutte le culture si può trovare qualche argomento a favore di questi diritti basilari (a titolo di esempio ha citato le donne che nel mondo islamico di oggi cercano di legittimare il principio dell’uguaglianza attraverso testi della tradizione islamica). È un’affermazione che smonta da un lato l’indifferenza per le violazioni di diritti umani giustificata da un malinteso relativismo culturale, ma contemporaneamente la presunzione che alcuni valori siano retaggio esclusivo della cultura occidentale. Merita sottolineare la peculiarità di questa iniziativa torinese e la straordinaria partecipazione del pubblico. Una folla da stadio per una lezione di filosofia politica? Solo l’affetto dei torinesi per Bobbio può spiegare un simile miracolo. Prima della lezione di Walzer è stata riproposta un’intervista RAI a Bobbio sulle definizioni di liberalismo, socialismo, destra e sinistra; nel religioso silenzio del Regio sono scrosciati gli applausi quando il filosofo ha dichiarato che il politico di sinistra persegue, o almeno dovrebbe, un ideale, mentre quello di destra ricerca il proprio interesse. Una frecciatina postuma contro il nostro attuale Presidente del Consiglio subito raccolta da un pubblico comunista e forcaiolo? Forse, ma l’intervista era stata registrata negli anni ’80. Anna Segre |