Una vita politica

Teresa Chataway

Norberto Bobbio è lo studioso di politica e filosofia del diritto più importante del dopoguerra italiano. Professore emerito dell'Università di Torino dal 1984, è uno dei più grandi teorici della democrazia del XX secolo. In sessant'anni di attività accademica ha esplorato numerosi temi dell'etica, il diritto e la politica, concentrandosi sulla teoria e la pratica della democrazia. Uno dei filoni fondamentali del lavoro di Bobbio, per il quale egli è uno dei teorici di riferimento del «socialismo liberale», è stata l'elaborazione di una sintesi fra la difesa delle libertà individuali propria del liberalismo, i diritti umani e le regole democratiche. Dopo aver preso parte alla lotta antifascista durante la Resistenza, Bobbio ha seguito da vicino le complesse vicende della Prima Repubblica, nonché la difficile transizione verso la Seconda.

Analista imparziale della politica italiana fin dagli anni Cinquanta, ha difeso con tenacia le libertà civili e messo in risalto le aspettative e le aspirazioni dei cittadini nelle moderne democrazie, riuscendo a mantenere alto l'ideale di una società più libera, più civile e più giusta attraverso le trasformazioni della democrazia italiana. Nella sua attività di pubblicista Bobbio non ha mai cessato di ribadire il significato della lotta contro il fascismo e in difesa della libertà e la giustizia. Questa scelta affiora anche nei suoi articoli giornalistici, la maggior parte dei quali è apparsa sul quotidiano torinese La Stampa, al quale collabora fin dal 1976. Dalla sua colonna Bobbio rivolge con insistenza un duplice appello: in primo luogo, verso la società civile, affinché sviluppi maggiore partecipazione. Nei confronti della classe politica, perché agisca con più trasparenza e responsabilità.

L'enfasi sulla partecipazione e la trasparenza ha radici antiche. Negli anni giovanili di Bobbio la città di Torino fu un barometro dell'attività intellettuale e il cambiamento osservato con interesse sia dall'Italia settentrionale che dall'Europa. Le iniziative culturali e intellettuali che si svilupparono nella capitale subalpina fra il 1920 e la fine degli anni Cinquanta, corrispondono a una fase di intensa attività politica e furono caratterizzate dalla cultura militante. Secondo Bobbio, questo tipo di cultura non si traduce in azione politica immediata, anche se ne trae ispirazione e se in certe condizioni può acquisire una dimensione politica. Una cultura militante deve poggiare essenzialmente su solide basi morali. E' una cultura impegnata in un dibattito costante, unica condizione nella quale una tradizione culturale può sopravvivere e perpetuarsi.

Nel corso degli anni Bobbio ha più volte invocato la fine del multipartitismo all'italiana, ritenuto il principale fattore di instabilità politica. Quando le elezioni politiche del 1996 si conclusero con la vittoria della coalizione guidata da Romano Prodi, Bobbio salutò su Le Monde «la fine dell'anomalia italiana». Finalmente era avvenuto l'atteso cambiamento ma «la vera novità, ancora più importante per l'evoluzione della democrazia in Italia, è l'alternanza».

Secondo Bobbio un altro tratto distintivo del concetto di democrazia si ritrova nella sua analisi delle «promesse non mantenute» e degli ostacoli che costantemente compromettono l'efficacia dei processi democratici. Se la democrazia si definisce innanzi tutto come la partecipazione del numero più ampio dei cittadini al processo decisionale e in secondo luogo come metodo pacifico per la risoluzione dei conflitti, è evidente che le promesse mancate riguardano soprattutto la prima definizione. Per Bobbio questa relativa «insoddisfazione» dimostrerebbe che la democrazia è «difficile» proprio in virtù dell'incompletezza. La nozione di democrazia si allarga a vasti segmenti della società civile, dentro e fuori dagli stati. In questo senso, anche se il numero di stati democratici cresce e il sistema internazionale diventa più democratico, le spinte sia globali che locali pongono costantemente nuove sfide. Una delle principali è rappresentata dalla questione dei diritti umani.

Bobbio sostiene che il riconoscimento e la tutela dei diritti umani, che sono la conditio sine qua non per la sopravvivenza della democrazia, sono il problema centrale del mondo contemporaneo. Da Kant discende la sua idea secondo la quale l'importanza attribuita alla dignità umana è un segno premonitore del progresso morale della società. La teoria dei diritti di Bobbio s'ispira inoltre al Rousseau del Contratto sociale, nonché a Hobbes, Locke e altri giusnaturalisti.

Secondo Bobbio i diritti naturali sono diritti «storici», nati in momenti diversi e soggetti a trasformazioni ed espansioni. Dopo la seconda guerra mondiale la teoria dei diritti umani si è evoluta principalmente in due direzioni: l'universalità e la moltiplicazione.

Nel diritto internazionale l'universalità è considerata il punto di partenza per trasformare il diritto tradizionale «delle genti» in diritto «individuale». Potenzialmente questa trasformazione riconosce all'individuo la facoltà di mettere in discussione il proprio Stato per qualsiasi questione riguardante i propri diritti. In teoria ogni individuo è cittadino non soltanto di un solo Stato ma anche del mondo. La moltiplicazione dei diritti umani viene vista come un fenomeno sociale. Questa analisi spiega l'origine dei diritti, i rapporti con la società nonché il nesso fra il mutamento sociale e la comparsa di nuovi diritti. Il classico diritto alla libertà si è esteso ai diritti politici, sociali e di altro tipo, con il fine ultimo di difendere i tre valori fondamentali della società: la vita, la libertà e la sicurezza economica. Per Bobbio questa estensione dei diritti umani fornisce una prova storica della compatibilità fra socialismo e liberalismo. Egli sostiene ottimisticamente che oggi più che in passato viviamo e lavoriamo in un universo di «valori condivisi», quelli della democrazia liberale, intesi come «regole del gioco» della convivenza democratica. Queste regole presuppongono il riconoscimento dei diritti umani e puntano ad eliminare l'uso della forza nella risoluzione dei conflitti sociali. Se ci soffermiamo ad osservare la lotta per i diritti in una prospettiva storica, noteremo che via via ci sono stati diversi fronti e tre controparti fondamentali: il potere religioso (la Chiesa), il potere politico (le guerre di conquista) e il potere economico (il capitalismo). Oggi le minacce per la vita, la libertà e la sicurezza arrivano dal potere scientifico e dalle sue molteplici applicazioni tecniche. Le società moderne sono caratterizzate dal progresso rapido e irreversibile e dalla trasformazione tecnologica e tecnocratica su scala globale. Di conseguenza, sia nel dibattito all'interno degli stati che in quello internazionale si affacciano nuovi diritti, che Bobbio chiama «di terza e quarta generazione».

In sintesi, Bobbio colloca il nesso fra diritti, democrazia e pace alla base della convivenza democratica fra gli stati e dell'ulteriore democratizzazione internazionale. Tuttavia, Bobbio è anche consapevole del fatto che, in virtù del principio di non interferenza, il sistema internazionale non garantisce una tutela adeguata dei diritti umani perché si arresta sulla soglia degli stati sovrani. L'estensione globale dei diritti umani può realizzarsi soltanto se gli individui hanno diritto a ricorrere dinanzi a tribunali più alti di quelli del proprio stato. Rompere la tradizione del jus publicum europaeum significa che non soltanto gli stati o le entità collettive ma anche le persone diventano soggetti del sistema internazionale.

Nei suoi scritti sulla democrazia nei rapporti fra le nazioni Bobbio ribadisce l'idea secondo la quale, in virtù della democratizzazione non omogenea della vita internazionale, nel secolo ventesimo (e quindi anche in quello successivo) la vera sfida alla democrazia interna di uno stato arrivi dall'esterno. Secondo questa teoria la democrazia del futuro non può prescindere di una dimensione cosmopolita. In questo senso l'aggettivo «cosmopolita» si riferisce sia a tutti gli stati che alle polity, ovvero, a tutte le comunità politiche organizzate, e riguarda una polity universale. Questo principio, che mette in luce la necessità di una legge in grado di governare i rapporti sovranazionali, forma parte del discorso della teoria cosmopolita, che rifiuta le divisioni territoriali e politiche (patria, nazione, stato) e afferma il diritto dell'individuo a proclamarsi cittadino del mondo. La matrice della nozione bobbiana di un diritto cosmopolita che potenzialmente coesiste con quello nazionale e quello internazionale si trova in Per la pace perpetua di Kant.

Traduzione del gruppo Logos

settembre 2002