Eugenio Scalfari, dopo avere analizzato il lavoro di Isaiah Berlin, che ha intitolato una sua raccolta di saggi su autori antiilluministi “Controcorrente”, si chiede se sia più “controcorrente”, stare con gli illuministi o con i loro avversari. E la risposta di Bobbio a Repubblica è complessa: “A giudicare dalle filosofie dominanti oggi, e soprattutto dai due grandi punti di riferimento dei filosofi contemporanei, che sono Nietzsche e Heidegger, dovrei dire che ha ragione Scalfari, che è controcorrente l’Illuminismo”. E ancora: “Non c’è dubbio che leggendo i libri di Berlin e soprattutto gli autori a cui va la sua simpatia, sembrerebbe che lui stia dalla parte dei filosofi antiilluministi, sia i pre-illuministi, come Vico, Herder e un assoluto reazionario come Hamann, sia i post-illuministi come un altro dei suoi preferiti, Sorel”.
“L’Illuminismo – secondo il grande filosofo della politica - può essere considerato da due lati diversi, secondo che cosa gli si contrappone. Se gli si contrappone lo storicismo, che fa valere la ricchezza e la complessità del discorso degli storici, può sembrare una filosofia del passato, però se lo si considera nel suo significato autentico di philosphie des Lumières, di Aufklärung nel senso kantiano, e in questo caso gli si contrappone non lo storicismo ma l’oscurantismo, le filosofie tradizionali di ispirazione religiosa, il dogmatismo, in generale la cultura dei secoli che gli Illuministi chiamavano il “regno delle tenebre”, allora non è altro che la filosofia del progresso contrapposta alla filosofia reazionaria”.
“La scelta della contrapposizione - ragiona Bobbio - dipende dalla maggiore o minore avversione che si ha per l’Illuminismo. Certamente quelli come me che, dopo la guerra, si sono considerati “neoilluministi”, facevano riferimento al fil de la lumière, a un ideale di rischiaramento, in una situazione che vedeva prevalere da un lato la filosofia romantica, idealistica, di Croce e Gentile, e dall’altro filosofie di ispirazione religiosa come il neotomismo dell’Università cattolica del Sacro Cuore. Le consideravamo entrambe filosofie regressive anche perchè avevano in qualche modo accompagnato il fascismo, o lo avevano giustificato e sostenuto (basta pensare a Gentile). Contro queste noi sostenevamo una filosofia della ragione autonoma, che giudica la storia, non si dà il compito di giustificarla secondo il principio hegeliano che tutto ciò che è razionale è reale e tutto ciò che è reale è razionale. Noi vedevamo la storia dal punto di vista di una idea di progresso fondato sul principio della libertà, intesa come liberazione progressiva e non mai del tutto esaurita, da tutti i pregiudizi, dai miti, dalle filosofie metafisiche, che in sostanza erano fideistiche. Noi neoilluministi rivendicavamo le ragioni della ragione. E nel contrasto tra ragione e fede, tenevamo per la ragione. Pensate un po’”.
Ma se sia Croce che Berlin, entrambi liberali, hanno questa grande simpatia per Vico e per autori storicisti e atiilluministi, l’intervistatore si chiede: tra liberalismo e Illuminismo ci sono dei conti in sospeso? Bobbio risponde così: “L’antiilluminismo negli scritti di Berlin mi ha fatto sorgere la domanda se il suo sia veramente un pensiero liberale. Lui è indubbiamente considerato un grande pensatore liberale, ma gli autori, tutti quelli che propone, rivaluta, mette in onore, appartengono alla tradizione opposta, tranne uno: John Stuart Mill. Ora, nella tradizione liberale sono fondamentali, oltre a Kant, John Locke e Benjamin Constant. Quest’ultimo è l’autore de “La libertà degli antichi contrapposta alla libertà dei moderni” (un libro che fissa per sempre che cosa si dovrebbe intendere per liberalismo, non la libertà degli antichi ma quella dei moderni, che è libertà da, freedom from, libertà dallo Stato, emancipazione degli individui dalla soggezione alla collettività, mentre la libertà degli antichi è quella che si identifica con l’autonomia, cioè con l’obbedienza alla legge che ciascuno dà a se stesso (Rousseau). La libertà liberale dei moderni è uno scioglimento che si vorrebbe definitivo da ogni forma di organicismo. Ora se si prende questa libertà alla Constant e la si va a cercare negli autori di Berlin non la si trova proprio, nonostante lo stesso Berlin sia, come si sa, l’autore dei “Quattro saggi sul concetto di libertà” ed abbia legato il suo nome proprio alla distinzione tra “libertà negativa” e “libertà positiva”.
(25 GENNAIO 20001)