di Massimo Novelli
TORINO - L'asso nella manica si chiama Roberto Benigni. Chiamato anche lui a raccolta dall'invito del filosofo Norberto Bobbio, dello storico Alessandro Galante Garrone, del giurista Alessandro Pizzorusso e dell'economista Paolo Sylos Labini a votare contro la Casa delle libertà «per salvare lo Stato di diritto», il regista toscano ha girato per l'occasione un breve ma esplosivo video in cui finge di essere un grande sostenitore di Silvio Berlusconi, chiamato addirittura il «mio sposo». Per poi demolirlo sotto un diluvio di battute e di gag.
Il piccolo film satiricopolitico di Benigni, questa sua «cospirazione autarchica», è stato ovviamente il momento più spettacolare della manifestazione che si è tenuta ieri a Torino, in un cinema dello storico quartiere operaio di San Paolo straboccante di folla. Originata dall'appello di Bobbio, e promossa dal movimento «Giustizia e Libertà» nonché da alcun riviste («Il Ponte», «MicroMega», Critica Liberale», «Laicità», «L'Incontro», «L'Indice» e «Rinascita»), la mattinata si è svolta all'insegna della «emergenza morale». Perché un'eventuale vittoria di Berlusconi metterebbe «in pericolo la democrazia» per vari fondati motivi: dalla volontà annunciata di cambiare la prima parte della Costituzione, «che contiene i valori su cui si fonda la nostra società», a quella di subordinare il potere giudiziario al potere politico. Fino al controllo pressoché assoluto delle televisioni che Berlusconi potrebbe esercitare.
Ad aderire all'appello, duramente criticato da Enrico La Loggia, presidente del gruppo di Forza Italia al Senato, che ha persino invitato Bobbio a «vergognarsi», sono stati in tanti. Da scrittori come Andrea Camilleri e Antonio Tabucchi a scienziati come Rita Levi Montalcini, astronomi come Margherita Hack, grandi avvocati come Franzo Grande Stevens. Non tutti hanno potuto intervenire di persona ieri al cinema Eliseo. Ma chi lo ha fatto via video, come Benigni, e chi ha parlato dal palco (Sylos Labini, Pizzorusso, Claudio Pavone, Alberto Papuzzi, Marcello Rossi, Gian Giacomo Migone e soprattutto l'applauditissimo Marco Travaglio, autore del fortunato libro «L'odore dei soldi» su Berlusconi), ha voluto testimoniare con passione civile la preoccupazione per un'affermazione elettorale della Casa delle libertà.